TARASSACO – Taraxacum officinale weber

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E’ una pianta erbacea perenne, alta sino a 60 cm e appartiene alla famiglia delle composite, diffusa in tutte le zone temperate dell’Europa e dell’Asia. I nomi comuni sono capo di frate, cicoria selvatica, dente di leone, soffione. Il tarassaco è molto comune nei prati, nei campi, negli incolti, lungo i bordi delle strade e dei fossi, cresce fino a 2000 m di altitudine.

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Le parti da utilizzare sono il rizoma, le foglie e i fiori. Il rizoma e le foglie si raccolgono dalla primavera all’autunno, i fiori nel periodo di fioritura. Per la conservazione si procede così: il rizoma, dopo essere stato ripulito dalle impurità e dalle radici, va essiccato al sole o in forno a temperatura moderata e poi conservato in sacchetti: le foglie si consumano fresche o si essiccano in sottili strati all’ombra, in luogo ventilato, poi si ripongono in sacchetti: i fiori si usano freschi.

Una pianta con tanti nomi, essa è ritenuta un’erba infestante, capace di invadere con sorprendente rapidità i campi incolti. I suoi fiori gialli, simili a grosse margherite, sono facilmente riconoscibili, le pelose sfere bianche che i bambini si divertono a soffiare sono note a tutti. Ciò che forse del tarassaco è meno noto sono le sue numerosissime proprietà salutari, così evidenti ed essenziali che questa erba può a buon diritto essere considerata una delle medicine naturali più utili all’uomo.

Esiste naturalmente una spiegazione per tutti i diversi e fantasiosi nomi attribuiti a questa erba: viene infatti chiamata “dente di leone” a causa della forma dentata delle sue foglioline, “soffione” per via della palla lanosa cui accennavano prima. Il nome ufficiale tarassaco proviene invece dal greco taraké, che significa “scompiglio” e àkos, “rimedio”: questa è dunque una pianta capace di riportare ordine nell’organismo in subbuglio.

La storia e l’utilizzo officinale della pianta in Europa è relativamente recente: non sembra infatti che il suo uso fosse molto diffuso presso Greci e Latini, e fu solo a partire dal Medioevo che ebbe inizio la sua grande fortuna, allorché gli erboristi cominciarono ad apprezzare le sue capacità depurative. L’antica medicina cinese, però, aveva scoperto il tarassaco già da millenni, e lo prescriveva come cura di bellezza, per rendere luminosa la pelle e limpidi gli occhi.

I medici indiani lo consigliavano per la cura delle ulcere, epatite, problemi dentari e lesioni interne, mentre la medicina araba del X secolo fu la prima a individuarne le proprietà diuretiche. Bisogna tuttavia stare attenti quando si raccoglie la pianta: se si spezza il gambo dell’infiorescenza può uscire un liquido lattiginoso che macchia la pelle, e che è bene non avvicinare alla bocca perché contiene sostanze tossiche.

Tante le proprietà terapeutiche: ripristino della funzione epatica e biliare, dispepsia e inappetenza.

Anna Pagliarone

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