#LECCE /#TRICASE. “Felici diluvi” di Graziano Gala

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Sabato 14 aprile 2018 · ore 19.00

  • Mondadori Bookstore Libreria Pensa (Lecce · Viale Lo Re, 44)
  • dialoga con l’autore: Giada Vespucci
  • letture a cura di Pasquale Santoro
  • musica Marco Garofalo

Domenica 15 aprile 2018 · ore 18.00

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  • Libreria “MareScritto” (Tricase · Via S. Spirito, 8)
  • dialoga con l’autore: Valeria Bisanti
  • letture a cura di Pasquale Santoro

Sabato 14 aprile e domenica 15 aprile 2018, doppio appuntamento, a Lecce e Tricase, con la scrittura di Graziano Gala e con “Felici diluvi”, la raccolta di racconti da poco uscita per Musicaos Editore.

La prima delle due presentazioni si terrà Sabato 14 aprile, alle ore 19, nei locali della storica Libreria Pensa a Lecce (Mondadori Bookstore Libreria Pensa, Viale Lo Re, 44). Giada Vespucci dialogherà con l’autore, e alcuni brani dei racconti verranno letti da Pasquale Santoro, con l’accompagnamento musicale, alla chitarra, di Marco Garofalo.

 

Domenica 15 aprile, alle ore 18, i “Felici diluvi” di Graziano Gala saranno ospiti, a Tricase, della Libreria “MareScritto”, di Isabella Litti. L’autore dialogherà con Valeria Bisanti, letture a cura di Pasquale Santoro.

Ingresso libero.

L’AUTORE Graziano Gala nasce a Tricase il 19 settembre 1990. Vive a Milano, dove insegna Lettere in un Liceo delle scienze umane. Nel 2012 vince il premio “Lo scrivo io”, indetto da “La Gazzetta del Mezzogiorno” nella sezione poesia. Il suo racconto “Variabili impazzite”, viene inserito nella collana “Chi semina racconti 2”, curato dall’associazione “Tha Piaza Don Chisciotte”. Nel 2013 vince il premio speciale della giuria nel “Premio internazionale di cultura” indetto dall’AEDE (Association Européenne des Enseignants). Due suoi racconti vengono selezionati nel bando “Bollenti spiriti”, indetto dalla Regione Puglia, dando origine al volume collettaneo “Parole battute”. Si qualifica terzo al “Premio Nazionale Bukowski” di Viareggio. Nel 2016 il suo racconto “Sabotare il silenzio”, viene pubblicato in un’antologia edita da “Testi&Testi” e vince il premio “Carlo Cultrera”. Nello stesso anno un suo racconto viene selezionato dall’associazione “Onalim” e letto durante la Piano City Milano 2016 e nella scuola di scrittura “Belleville”.

I “Felici diluvi” di Graziano Gala raccontano di cose che finiscono in modo glorioso, di ciò che arriva al termine, lasciando dietro sé un ricordo di quel che è stato; cose che potrebbero essere andate altrimenti, ma per un meccanismo che si è inceppato procedono lungo un corso particolare, deragliato, inaspettato. Graziano Gala racconta le pieghe di una realtà in cui l’umanità, la persona, l’individuo, vogliono affermarsi prima di scomparire in un oblio definitivo, imposto dalle regole sociali, dall’amore o dal piano regolatore, dalla tracotanza o dal fallimento, passando per la nostalgia e il ricordo. La metropoli e la sua periferia sono il cosmo nel quale si muovono i suoi personaggi che si ribellano, numeri che cercano di sfuggire alla forza del destino per affermare la loro volontà di essere unici. In questi racconti c’è tutta la forza che regala la rivincita che ognuno dei protagonisti riesce a ritagliare per sé.

Cosimo Argentina, a proposito della scrittura di Graziano Gala e dei suoi racconti, afferma: “Se un qualunque scrittore italiano, anche tra i pluridecorati, leggesse i racconti di Graziano Gala, e fosse onesto, lascerebbe perdere la penna e aprirebbe una rivendita di sali e tabacchi”.

I RACCONTI Si parte con “L’applauso”, dove la vittima di una vocale sbagliata, il Poli, intento nel far dimenticare l’odore e la consistenza del pattume ammassato in qualità di netturbino, rifugiandosi dietro un pianoforte che rappresenta il dolore di tutto ciò che poteva essere e non è stato. Segue il venditore di rose (“Il sonno dei giusti”), escluso sociale di lusso, immortalato nel tentativo di rivendicare acqua e amore per quei boccioli che lui percepisce come strumenti ultimi di felicità universale. Lo sorpassa, in “Complanari”, da destra a bordo di una vecchia Taunus un conducente in piena sofferenza, diviso tra il rimorso per la morte del padre e l’amore sconveniente nei confronti di una prostituta, il tutto mentre la RoSara di “Recuméterna”, l’ultima prefica di professione, viene colpita a morte da un paese che non vuole saperne di morire.

Si spande, in lontananza, l’odore di caffè (“Le circostanze dell’arrivederci”), accompagnato dai tutti quei sogni e tutti quei fallimenti che possono essere contenuti in una tazzina: è questo il destino di Franco e Marilena, innamorati di un amore violento e smisurato come l’urlo di Tardelli nell’82. Macchie, dicevamo, da ripulirsi: di questo si occupa Goffredo Mammoni, lavandero proprietario di lavanderia industriale, sempre immacolato e sempre impreparato dinanzi all’occasione della vita (“La figlia di Brasi”). Meglio fermarsi, meglio riavviare il meccanismo, meglio distruggere la giostra malfunzionante: a questo pensa il bombarolo di “Rumori da basso”, incapace di gestire le cicatrici di abusi protratti.

E tra un’eruzione inaspettata della Famiglia Cola-Lava e una processione a tradimento imposta da don Pasquale nel “Sentir messa” ad una folla zelante e belante nessuna sorpresa se Fabio Filzi pensi bene che il tradimento – subito più che goduto – sia l’unica boccata d’ossigeno utile al continuare della narrazione. Da qui la liberazione, la rottura degli equilibri, il senso di onnipotenza che porta l’ingegner Piaccia ad agire senza preoccuparsi delle esigenze del prossimo, da qui il pedale della Duetto calcato dal Tamorra in prossimità di una rotatoria. Si cerca lo scontro, la fine, l’esplosione, l’eccesso, la forza di rimettere tutto in discussione soffrendo per i guai passati e per i propri fallimenti: tutta la narrazione diventa una pura questione di lacrime, e se a piangere inizia anche il cielo ci vuole un ombrello dalle braccia salde, dal fiato caldo e dalle giunture resistenti per gestire precipitazioni, scrosci e conseguenze annesse.

PRIMI GIUDIZI DA PARTE DELLA CRITICA

“Si tratta di quattordici brevi storie, scritte con una lingua disarticolata e carnale, creativa e felice. Non saprei se Gala si sente parte di una tradizione propriamente italiana ma mi sembra che il nucleo della sua ispirazione adombri un respiro buzzatiano. Le sue storie virano volentieri verso il surreale ma mai in modo effettistico e forzato.”

Fabio Orrico, su “Liberi di Scrivere”

 

“La metropoli e la sua periferia sono il cosmo nel quale si muovono i personaggi di Gala che altro non sono che ‘pezzi’ dell’umanità che si ribellano, numeri che cercano di sfuggire alla forza del destino per affermare la loro volontà di essere unici.”

Veronica Notaro, su “RecensioniLibri.org”

 

“Graziano Gala ha creato qualcosa di nuovo ma soprattutto geniale, ogni racconto racchiude in sé un fascino speciale.”

Loredana Cilento, su “Mille Splendidi Libri e Non Solo”

 

“La   scrittura   fresca   e   immediata   di   Gala,   che   sembra   ispirarsi,   sin   dai   nomi   fortemente evocativi dei personaggi, ai giochi linguistici di Rodari e di Benni e all’ironia dissacrante di Cosimo Argentina, guida il lettore nel carosello di emozioni, spesso contrastanti, che si rincorrono pagina dopo pagina, storia dopo storia, senza tuttavia lasciare nulla al caos e all’indefinito”

Mariaelena Tucci, su “Centro PENS. Poesia Contemporanea e Nuove Scritture”

 

“Nei racconti di Gala si intrecciano i temi dell’allontanamento da casa, una casa che è terra accogliente   e   calda,   in   contrapposizione   all’ipertrofia   urbana   di   un   settentrione   votato   alla produzione e al consumo, consumo che non è solo materiale ma anche del materiale umano. Al turbine della frenesia metropolitana si contrappone la voce dell’autore, che è quella di colui che non si arrende, di colui che, narrando, dà nuova vita a chi sembra aver esaurito ogni possibilità.”,

Nü su “Il Loggione Letterario”

“Di   Graziano   Gala   colpisce   subito   la   sicurezza   della   scrittura,   la   sua   è   una voce   originale   e   dotata   di   registri   sempre   cangianti.”

Giovanni Pannacci su “L’Ottavo”

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