IDA SASSI: “La scrittura interpreta la realtà, in tutte le sue trasformazioni”

adv adv adv

Di Patrizia Faiello 

Oggi tra le nostre pagine abbiamo il piacere di incontrare Ida Sassi con uno dei suoi romanzi “In debito con la morte” pubblicato da Leone editore.

adv adv adv

Ida Sassi, di origine coratina, è laureata in Fisica all’Università di Padova e da molti anni vive e lavora a Milano.  Per diverso tempo si è occupata di letteratura francese, traducendo diversi romanzi per Adelphi e Newton Compton.

Ecco cosa ci ha raccontato: In “In debito con la morte”, Ida Sassi torna a raccontare ai lettori una nuova avventura dell’irascibile e burbero vicequestore Guido Valenti. Anche questa volta, per Valenti si preannuncia un caso non facile, sia per via della complessità degli eventi e delle figure che ruotano intorno alla morte dell’avvocato Andrea Mantovani ma soprattutto per la notevole importanza e influenza della sua famiglia. Valenti dovrà nuovamente fare ricorso a tutto il suo autocontrollo e a tutta la propria forza di volontà per cooperare e collaborare con la squadra al fine di fare luce sul mistero che ammanta l’omicidio di Mantovani e che, a ogni nuova scoperta, sembra farsi sempre più incredibile e complesso. Anche in questo secondo romanzo della serie dedicata al vicequestore,

Ida Sassi è abile nel caratterizzare al meglio ciascun personaggio della sua storia e a rendere al meglio le articolate procedure investigative che Valenti vive ogni giorno attraverso dialoghi brillanti e scene contraddistinte da un’estrema precisione di dettagli e indizi. Soprattutto, l’autrice evidenzia come il “male” appartenga fin troppo spesso alla nostra quotidianità, molto spesso in contesti che nessuno si sarebbe mai aspettato o ritenuti troppo distanti da dinamiche brutali e criminali.

Ogni particolare è inoltre utile alla crescita e all’evoluzione dei due protagonisti, Guido Valenti e Isabella Contarini, dei quali apprendiamo nuovi aspetti caratteriali e psicologici, nonché relativi al loro strano e insolito rapporto.

In debito con la morte si riconferma dunque un romanzo thriller e giallo di grande spessore, in cui il caso riveste il ruolo di protagonista indiscusso ma che risulta tale proprio grazie al perfetto mix di ingredienti che Ida Sassi dosa al meglio e con grande perizia.

 

Quali sono le influenze che la società odierna può riversare nella scrittura?

Scrivo di uomini e donne che vivono ai nostri giorni, in una grande città. La scrittura interpreta la realtà, in tutte le sue trasformazioni. Negli ultimi anni Internet ha profondamente cambiato la nostra vita; quindi, è cambiato anche il modo di raccontarla. Non mi riferisco alle innovazioni che l’utilizzo della tecnologia porta alla narrativa poliziesca, questi aspetti sono intuitivi, e ogni lettore ne è a conoscenza. Penso alle nuove modalità comunicative nella vita privata. Lo smartphone, per esempio, ci ha abituati a essere connessi immediatamente. La scrittura deve prenderne atto, anche nella forma.

Si parla spesso di “scrittura al femminile”, intendendo tante cose diverse, ma quanto la scrittura al femminile dà voce alle donne?

Il protagonista del mio romanzo è un uomo, separato, con una figlia di nove anni. Sin dal primo libro della serie, Guido Valenti deve confrontarsi con donne importanti, una delle quali diventa la sua partner, il commissario Isabella Contarini, esperta di informatica. Nei miei libri le donne hanno un ruolo centrale. Ci sono molti personaggi femminili. Con pudore e delicatezza, i miei romanzi danno voce alle donne, alla loro vita complicata, alle donne sole, alle donne che intrattengono relazioni difficili, alle donne che lavorano, che soffrono, che amano, che si ammalano, anche quelle che uccidono.

Quali sono le difficoltà che ha incontrato durante il percorso di scrittura?

Credo di aver impiegato troppo tempo ad accettare i miei limiti. Sono perfezionista e tendo a rivedere un testo, a correggerlo. Talvolta mi sembra che il testo scritto non restituisca la scena così come l’ho immaginata, quindi la riscrivo. Ora forse ho imparato e se proprio non sono soddisfatta, rinvio al giorno seguente. Evito di buttar via tutto.

Le location del suo romanzo sono luoghi realmente frequentati/ vissuti?

Certamente. I luoghi dei miei romanzi sono luoghi dell’anima. Innanzitutto, il quartiere Ticinese, dove vivo da anni. Le strade, il parco, il ristorante, i negozi, sono luoghi realmente esistenti che delimitano il perimetro entro cui si muovono i personaggi. Poi ci sono i luoghi dove li portano le indagini. Si tratta di posti o città che amo per qualche motivo particolare. Stoccolma e la Svezia, nel primo libro, l’abbazia di Chiaravalle nel secondo, Bari in questo terzo romanzo.

Ha dei riti prima di iniziare a scrivere un nuovo romanzo?

No. Ho un rito prima di cominciare a scrivere, ogni mattina. Devo bere il caffè, fare colazione e leggere. È un rito per propiziare la giornata, più che altro.

Prossimi progetti?

Scrivere, scrivere, scrivere. Rivedere e completare il quarto libro della serie delle indagini di Guido Valenti. Se dipendesse da me, non sarebbe l’ultimo. Ho già in mente il quinto, e ho chiesto una consulenza a un grande esperto, il mio nipotino di undici anni, che mi ha dato un suggerimento molto interessante. Progetto anche di scrivere altre storie, ma avrei bisogno di una giornata che duri più di ventiquattro ore.

 

La trama

A Milano, una mattina di settembre del 1996 scoppia una rapina, nella quale una donna viene uccisa. Il figlio della donna riesce a scappare, e viene soccorso dall’insegnante Paola Martinelli. Nell’autunno del 2018 il padre adottivo dell’ormai ragazzo, l’avvocato Luciano Venturi, scompare in circostanze sconosciute. Guido Valenti è il vicequestore che indaga sul caso, e purtroppo, non può contare sull’aiuto del commissario Isabella Contarini, poiché in congedo per maternità.

L’avvocato era molto ricco e circondato da lussi di cui non si conosce la provenienza, e prima di sparire era spaventato da qualcosa. Ma cosa? Si domanda Guido. Poco dopo, sempre a Milano, una bambina viene rapita in un parco, in pieno giorno. E così Guido Valenti, e la sua piccola squadra del commissariato di Porta Ticinese, ha un altro caso delicato per le mani. Isabella, nonostante il congedo di maternità, torna per cercare la bambina.

I due casi si rivelano collegati tra loro in un finale sorprendente, intriso di malinconia. Ogni personaggio della storia è posto davanti a una svolta per la propria vita, ed è costretto a compiere una scelta.

 

 

 

 

adv adv