DITUTTO. Intervista Esclusiva all’attrice ALICE LUSSIANA PARENTE che da cinque anni si è trasferita a New York: “Adoro quanto supporto c’è tra gli artisti a New York. Questo in Italia manca molto”

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Di Patrizia Faiello

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Oggi DiTutto  vi propone l’intervista esclusiva alla giovane e talentuosa attrice Alice Lussiana Parente. Nata e cresciuta in Italia, Alice si è laureata in Cinema e New Media all’Università di Torino per poi trasferirsi a New York dove si è diplomata presso la prestigiosa Stella Adler Studio of Acting.

L’attrice ha debuttato al teatro Argentina a soli 18 anni, interpretando il ruolo di Annika in “Pippi Calzelunghe” diretto da Fabrizio Angelini e con la supervisione di Gigi Proietti.

Vive ora a New York dove lavora in teatro da diversi anni con il Flea Theatre per produzioni come The Sandalwood box/Not My Monster e continua a lavorare con Kairos Italy Theatre, il teatro italiano a New York.  A Los Angeles  il 13 dicembre dello scorso anno è stata premiata come miglior attrice nel prestigioso Festival Golden Film Awards di Hollywood.

Il premio le è stato attribuito per il ruolo di Rachel Blackwood nella serie storico-fantasy “Gorchlach: the legend of Cordelia” diretta da Fabio Cento. Serie – dedicata a web e televisione – che, delle sette nominations, ha portato a casa altri due trionfi, come miglior regista (Cento) e miglior montaggio (David Lacroix).

Recentemente Alice Lussiana Parente per la seconda edizione è stata una delle conduttrici, presso il Palais Saint-Vincent, della serata di gala dell’”Oniros Film Awards”, il festival dedicato al cinema indipendente con sede a Aosta, che celebra i film indipendenti provenienti da tutto il mondo con premi in diverse categorie e generi. Buona lettura!

Come ti sei avvicinata alla recitazione?

Ho cominciato a recitare all’età di dodici anni in una compagnia di Torino. La mia famiglia aveva notato una mia grande inclinazione alla danza, che praticavo già da qualche anno, e al teatro, e mi chiesero se volessi fare una lezione di prova in questa scuola di recitazione, che aveva una compagnia permanente di giovani attori. Inizialmente per me era un gioco. Andavo a lezione una volta a settimana e provavamo il “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare. Tuttavia, dopo il primo saggio finale capii immediatamente che volevo viverci su quel palco! Una settimana dopo il regista mi invitò a far parte della compagnia professionale e così ho mosso i miei primi passi nel mondo dello spettacolo, crescendo tra scuola, prove, spettacoli e i primi provini. A sedici anni sono stata presa per il mio primo film: Peopling the Palace di Peter Greenaway e a diciotto per il mio primo spettacolo al Teatro Argentina di Roma: Pippi Calzelunghe, diretto da Fabrizio Angelini con la supervisione di Gigi Proietti, dove ho interpretato Annika, una dei tre protagonisti in tournèe in tutta Italia per due anni!

Alice, dopo il successo della prima edizione, ti abbiamo ritrovata insieme agli attori Michael Segal e Roberto Accornero,  alla conduzione della seconda edizione dell’ Oniros Film Awards”. Puoi parlarci di questa esperienza?

Patrizia per me gli Oniros sono una grande famiglia. Lavoro ormai da anni con Fabio Cento e Charles Pellissier ed è sempre una grande gioia ed un grande onore. Non avevo mai avuto esperienze di conduzione, quindi il primo anno è stato un salto nel vuoto. Sono felicissima di averlo fatto perchè è stata un’esperienza meravigliosa, ho conosciuto e premiato artisti internazionali di grandissimo talento. Puoi immaginare la mia gioia quando Fabio e Charles mi hanno richiamata per condurre la seconda edizione, che quest’anno, ha visto alla conduzione anche Roberto Accornero. Avevo già lavorato in passato con Roberto, e ritrovarci sul palco insieme è stata davvero un’esperienza unica lui è stato davvero eccellente.

In questa edizione si è svolto anche il primo Oniros Talent Show, una vera e propria competizione tra musicisti, cantanti, attori, ballerini illusionisti locali e non solo, che hanno potuto esibirsi su un prestigioso palco….

Si! E credo che proprio questo sia lo spirito degli Oniros: premiare i giovani talenti, ma soprattutto dargli la possibilità di esibirsi davanti a registi internazionali, valorizzare le loro capacità artistiche. Questo credo sia il dono più grande che gli Oniros hanno fatto loro quest’anno.

Che consiglio daresti ad un giovane artista che si affaccia ora sulla scena?
Parlare di consigli Patrizia è veramente difficile…. Il mondo dello spettacolo è spietato e gli unici consigli che mi sento di dare ai giovani, e che cerco di ricordami ogni giorno, sono sempre gli stessi: Studiare tanto e non avere paura di tentare. Lo studio è indelebile, ed anche i lavori, conquistati con fatica e tanti provini. E poi non avere paura di buttarsi! Non immagini quanti giovani attori incontro che mi dicono: “ma come faccio? ma poi? e se poi mi dicono di no?” Io rispondo sempre: Se ci credi, se hai un sogno, seguilo! Rischia! Dagli tutta la tua energia e impegno e non avere paura di andare ai provini, di mandare il tuo curriculum, il tuo showreel. Nessuno raggiunge niente pensando al fallimento ancora prima di agire. Bisogna provare sempre ! Se poi non funziona, va bene lo stesso. Però si è tentato!

 L’arte e  il lavoro di attore, negli Stati Uniti, vengono considerati con grande serietà. Hai avuto la possibilità di lavorare a New York come è stato il confrontarti con un’altra realtà lavorativa e artistica?

Si, devo dire qui c’è molta più serietà nei confronti dell’attore. Non sempre, ma in generale è l’artista è molto più protetto e rispettato. In primis, tutti i provini, o quasi, sono accessibili! Persino Broadway. Poi, riuscire a farsi vedere quando 100 persone si presentano ad una open call è un’altra storia però comunque c’è molta più trasparenza. Le agenzie sono molto più settoriali, ci sono diverse agenzie solo per doppiaggio o voice over, altre solo per pubblicità, altre solo per teatro e cinema, e ogni collaborazione comincia con un contratto, sempre! Anche se è solo freelance!

Cosa ami, artisticamente parlando, degli Stati Uniti?

In generale, adoro quanto supporto c’è tra gli artisti a New York. Questa cosa in italia manca molto, c’è molta più competizione, arrivismo, gelosia. Il pensiero è sempre: “se uno di noi lavora, lavoriamo tutti!” Un collega che lavora è un collega che un giorno magari ti farà da referenza, o ti inviterà ad un’audizione, o ad una produzione a cui sta lavorando. C’è molto più senso di comunità, di aiutarsi a vicenda. Non sai quante volte ho preso dei lavori perchè altri colleghi mi hanno mandato le informazioni o loro stessi hanno parlato di me ad un casting director, e ovviamente io faccio la stessa cosa con loro. Questa, sicuramente è una grande lezione per l’Italia dove invece ho sempre visto il tipico: Mors tua, vita mea.

Quali sono le tue principali fonti di ispirazione per quanto riguarda la recitazione?

La vita! La gioia, la sofferenza. Cerco ispirazione da quello che mi capita, da ciò che leggo, dai film che guardo, ma soprattutto dagli avvenimenti mondiali. Credo che la recitazione, il cinema e il teatro debbano rispecchiare la vita, esistente o no, debbano portare il pubblico in altri universi, fargli vivere vite diverse, provare emozioni nuove. Non credo ci sia ispirazione migliore della vita stessa.

Hai progetti futuri che vuoi svelarci in anteprima?

Ho concluso da poco le repliche in teatro, Off-Broadway per una produzione del Flea Theatre: The Sandalwood Box.  Ho alcuni progetti futuri con il teatro italiano  Kairos Italy Theatre e Laura Caparrotti, ma ancora non posso dire nulla. Per il resto è ancora tutto da decidere.

 

 

 

 

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