GIANNI SALAMONE presenta SINESTESÌA

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Il nuovo singolo tra atmosfere senza tempo e contaminazione dei sensi

Sinestesìa è il secondo singolo estratto da “La mia verticalità”, l’album del cantautore fiorentino Gianni Salamone, brano che fa parte del “Concept” di dodici tracce, in uscita ad Aprile 2023. Il disco, un’ora e un minuto di contaminazioni musicali e testi che rimandano ad atmosfere senza tempo al di là di mode e generi, comprende 12 canzoni dove spesso le parole si fanno da parte per dare ampio spazio alla musica.

Ciao Gianni, intanto come nasce questo nuovo singolo Sinestesìa?

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Qualche estate fa alle Canarie un ristorante all’aperto aveva l’insegna Sinestesìa. Leggo e non so cosa significa. Cerco su google e nella mia mente rimarrà impressa a fuoco:“contaminazione dei sensi”. Resto sempre affascinato dalla capacità di sintesi di una parola e di come possa racchiudere in sé significati così profondi, ma in questo caso è stato un un po’ come avere la conferma per sensazioni che da sempre avevo provato e alle quali non sapevo dare un nome; cose del tipo “vedere”un suono, o “sentire” un colore”, hanno sempre fatto parte di me senza saperlo e probabilmente è così per moltissimi di noi, solo che magari non ce ne rendiamo conto. Da lì a scriverci su una canzone, il passo è stato brevissimo. Ovviamente poi nella canzone ho amplificato questo concetto pensandomi come un essere capace di esprimersi quasi solo a livello primitivo con le esigenze primarie: mangiare, odorare, toccare, fare sesso, in uno shaker di contaminazioni, con i sapori che si fanno vedere, colori da mangiare e suoni da indossare, in un crescendo continuo.

Stai girando il videoclip. Parlacene in anteprima

Se con il videoclip de La Mia Verticalità ho voluto raccontare una storia “parallela” alla canzone, con Sinestesìa ho sentito la necessità di tornare ad elementi basici. Allora con la complicità di due cari amici, Andrea Cacciavillani – scrittore – sceneggiatore – poeta – regista e Tonino Di Ciocco sceneggiatore – regista – musicista con i quali abbiamo vissuto la bellissima esperienza di fare un film insieme: “Oltre la Linea Gialla”, ci siamo divertiti a pensare a come potrebbe reagire un uomo privato dei cinque sensi. È un po’ una metafora di questi tempi. Abbiamo tutto a disposizione, tutto a portata di mano e non sappiamo nemmeno più che odore può avere il corpo di una donna o il cibo che mangiamo. Quindi ci sarò io che in qualche modo verrò liberato, proprio fisicamente, da un’entità che rappresenta la nostra essenza primitiva e sarà interpretata da Katia Della Fonte, una performer incredibile che fa da sempre del suo corpo un’opera d’arte con il bodypainting ed altre forme di espressioni che lei stessa definisce “Essential Art”. Gireremo in un piccolo teatro della provincia di Firenze, il Manzoni di Calenzano, una chicca come ce ne sono tante nel nostro paese e che spesso purtroppo non vengono valorizzate abbastanza.

Tanta esperienza, ma come si è evoluto negli anni il tuo modo di fare musica? 

Io nasco come musicista auto-didatta e quindi quando poi negli anni mi sono dovuto confrontare con chi la musica l’aveva studiata veramente, mi sono sempre sentito quasi come un intruso. Poi ho capito che c’è molto di più e che note e parole possono anche essere svincolate da strutture predefinite. Stessa cosa per gli arrangiamenti, mi dicevo, se non conosco la musica figurati se posso arrangiare una canzone! Ma io sapevo di avere dentro universi interi di creatività e allora un giorno, semplicemente, ho deciso e ho scritto fiumi di canzoni alle quali sapevo già che vestito volevo far indossare. Poi naturalmente ho avuto la fortuna di avere accanto professionisti pazzeschi che hanno creduto in me e in questa mia visione. In pratica l’album “La Mia Verticalità” è solo la punta dell’iceberg di mondi sommersi che prenderanno vita d’ora in avanti.

 Che rapporto hai con i musicisti che hanno suonato nell’album e quanto sono importanti in un progetto del genere

Come ho accennato prima è stata una vera fortuna avere con me musicisti fantastici e visionari. Marzio Benelli, proprietario e fondatore dello Studio Emme Recording, studio di registrazione dove sono passati quasi tutti i più grandi della musica nazionale ed internazionale. Musicista poli-strumentista eccezionale, ha capito questa mia necessità assecondandomi e arricchendo di sostanza e sfumature ogni singolo passaggio, ogni singola nota. Essendo dotato di “orecchio assoluto” si accorge di qualsiasi imperfezione. Io scherzando lo paragono al fischietto di richiamo dei cani, quello ad ultrasuoni, perché spessissimo sente cose che io neanche percepisco. E se questo è un bene per scovare i difetti, provate a fare con lui una sessione di registrazione per la voce e poi ne riparliamo! A parte gli scherzi, questa è stata una palestra che mi ha aiutato a crescere con sempre più consapevolezza e professionalità. Si è occupato insieme a me e a Giacomo Guatteri, della produzione artistica dell’album e di tutti i vari passaggi, dagli arrangiamenti, alla registrazione, al missaggio, ma soprattutto ha capito la necessità che avevo nel dovermi esprimere per la prima volta con arrangiamenti e produzione e mi ha lasciato tutto lo spazio di cui avevo bisogno per potermi esprimere liberamente. Giacomo Guatteri, già chitarrista di un gruppo storico fiorentino, i Luciferme, che aveva collaborato con me già in alcuni miei singoli e compagno di concerti con L’Impresa Eccezionale LucioDallaTributeBand, è stato preziosissimo nel condire con chitarre e programmazioni buona parte dei brani dell’album, anche lui con grande sensibilità e rispettando fino in fondo quello che volevo esprimere. Un po’ come hanno fatto tutti gli altri musicisti che hanno collaborato per rendere speciale quest’opera. A partire da Claudia Bombardella, musicista istintiva e meravigliosa, che doveva partecipare con un cameo su un solo brano ma che poi ha suonato, cantato e ballato (nel disco non si vede ma lo si percepisce) regalandomi un’anima zingara che ha dato colore alle mie parole. E poi le linee di basso di Luca Silvestri, bassista e insegnante di musica, un metronomo con la capacità di umanizzare la sua precisione. Alla batteria un giovane batterista fiorentino, Eugenio Nardelli, che ha saputo dare energia e propulsione a brani non sempre facili da accompagnare. Ed infine le note di pianoforte di Michelangelo Salamone, uno dei più promettenti pianisti-concertisti del panorama italiano. E’ riuscito a tirar fuori l’anima di ogni canzone e con delicatezza ha suonato note sulle quali la melodia non poteva fare altro che volare. Quindi per rispondere in sintesi alla domanda: i musicisti non sono stati solo importanti, ma assolutamente fondamentali per la realizzazione di questo album.

Chi è veramente Gianni Salamone

Un ottimista a oltranza, curioso come una scimmia, con il vizio di saper trovare la bellezza anche nella m…a!

 

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