Salute: 800 dei farmaci più prescritti contengono biossido di titanio. A sostenerlo un dossier pubblicato dalla rivista “Kali”. La sostanza è però vietata negli alimenti perché “probabilmente cancerogena se ingerita”

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La rivista dei consumatori “Kali” ha pubblicato un dossier dedicato alle nanoparticelle dannose per la nostra salute ma onnipresenti nella nostra vita quotidiana e rileva che “800 farmaci” tra i più prescritti “contengono biossido di titanio”. Il biossido di titanio è una sostanza considerata un possibile cancerogeno.

“Si trova in Doliprane, Spasfon, Imodium ma anche in molti altri farmaci che le persone possono assumere quotidianamente”. Tuttavia, “il biossido di titanio è vietato negli alimenti perché probabilmente è cancerogeno quando ingerito, certo cancerogeno quando viene inalato”, precisa la direttrice e giornalista del Magazine, Christelle Pangrazzi, mercoledì 22 dicembre su franceinfo. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito a maggio che il biossido di titanio, noto anche come colore E171, non può più essere considerato sicuro come additivo alimentare.

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La Francia ha vietato l’immissione sul mercato di prodotti alimentari contenenti questo additivo a partire dal 1 gennaio 2020, seguendo le raccomandazioni dell’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (ANSES).

Questa anidride carbonica verrebbe utilizzata «semplicemente per sbiancare i farmaci o per renderli più luminosi, continua Christelle Pangrazzi. Oggi c’è una riluttanza dei produttori di farmaci, dei laboratori, a modificare queste composizioni spiegando che i pazienti preferiscono avere farmaci. farmaci più bianchi».

A marzo 2018, la rivista francese dell’associazione”60 milioni di consumatori” aveva già avvertito della presenza di nanoparticelle in sei farmaci comuni e consigliato invece i loro equivalenti.

Una petizione online e una richiesta di modifica normativa saranno inviate al Ministero della Salute e al Ministero della Transizione Ecologica, assicura Christelle Pangrazzi.

Anche Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, alla luce di quanto è emerso chiede alle istituzioni italiane “cambiamenti normativi riguardanti le nanoparticelle” nei farmaci ma anche negli alimenti, nei cosmetici e nell’abbigliamento.

Si tratta di sostanze estremamente piccole che possono depositarsi nel cuore delle cellule e probabilmente modificarle. Sono molto numerose e si chiede il ritiro di alcune di esse, le più pericolose e alcune dove gli studi convergono spiegando che ci sono probabilmente rischi per la salute”.

Foto puramente indicativa – Fonte web

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