Le meraviglie di Palazzo TE a Mantova

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di Ester Campese

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Palazzo Te è un cinquecentesco edificio monumentale, luogo da visitare, ubicato a Mantova, realizzato tra il 1524 e il 1534. Fu commissionato da Federico II Gonzaga, come residenza estiva, all’architetto italiano Giulio Romano costituendone la sua opera più importante. Già il palazzo di per se è molto bello e ben restaurato all’esterno, ma è l’interno che è uno scrigno che racchiude finissimi affreschi. Una sala dopo l’altra si scorge un’imponente lavoro di artisti, in una sequenza ben studiata dall’architetto, come delle scatole cinesi, che una dentro l’altra portano ad una dimensione sempre più piccola

Tra le sale la “Camera di Ovidio delle Metamorfosi” deve il suo nome ad alcune rappresentazioni mitologiche raffigurate ed ispirate proprio alle “Metamorfosi” di Ovidio e che ritraggono spunto da personaggi quali: Orfeo agli inferi; Il supplizio di Marsia (parete sud); Il giudizio di Paride; Bacco e Arianna; la danza dei satiri e menadi (parete ovest); La sfida tra Apollo e Pan; La visita di Bacco; Menadi e satiro (parete est), con una alternanza di paesaggi di fantasia tra un tema mitologico e l’altro.

Proseguendo il percorso come un’azione scenica e teatrale si giunge alla precedente “Camera delle Imprese” per spazi e ornamenti, ma il cui soggetto principale rappresenta le imprese dei Gonzaga. Elementi simbolici sono la raffigurazione del “corpo” e con il motto viene espressa l’ “anima”), esaltandone idealmente virtù, affetti e princìpi morali.

L’ambiente seguente è la “Camera del sole e della luna” la cui funzione era quella di introdurre gli ospiti alle salette più riservate. Deve il suo nome all’affresco centrale sul soffitto a volta che raffigura i carri del Sole e della Luna.

Attraverso la “Loggia delle muse” si passa alle altre sale e si giunge così a quella più ampia di Palazzo Te, destinata alle feste da ballo, la “Sala dei cavalli”. I soffitti sono a cassettoni e rosoni lignei che riproducono le imprese di Olimpo. Sulle pareti verticali sono ritratti a grandezza naturale sei cavalli che paiono uscire fuori dal muro come trompe l’oeil, incastonati in paesaggi naturali. I sei destrieri le cui fasce muscolari sono ben delineate sono alternati a divinità mitologiche.

La più sontuosa delle sale, che era destinata ai visitatori di maggior prestigio, è la “Camera di Amore e Psiche”. Il nome deriva dalla nota storia narrata da Apuleio, tratta dalla “Metamorfosi”. Sulla volta e nelle lunette la descrizione in scena artistica che scorre a partire dall’ottagono della volta della parete ovest, con la raffigurazione di Venere, su un carro trainato da cigni, mentre indica ad Amore la fanciulla Psiche affinché questi la punisca.  L’intreccio narrativo sprigiona l’apoteosi nel riquadro al centro del soffitto, dove Giove unisce in matrimonio Psiche e Amore. Sono raffigurate a decorare le altre pareti anche scene di banchetto e altre favole mitologiche, che ne completano la suggestiva visione.

Non meno belle sono la “Camera dei venti”, la “Camera delle aquile” e quella con maggiore potenza espressiva la “Camera dei giganti”. L’affresco che ricopre le pareti riproduce la rappresentazione di una battaglia tra giganti e la loro caduta nel tentativo di salire all’Olimpo e raggiungere Zeus. Questa è la più famosa e spettacolare del palazzo con le sue enormi e tumultuose immagini. Accompagnano e completano gli ineguagliabili dipinti persino i pavimenti delle sale, preservate ed originali dell’epoca, che ne sublimano l’opera.

La visita non finisce certo qui, ci sono tanti altri ambienti da visitare in loco, ma si può dire che tutte le sale sono così tanto varie e sorprendenti, che attraverso la pittura, si trova l’elogio non solo ai miti dell’Olimpo ma anche all’arte romana, tanto da far pensare che il manierismo sia nato in questo luogo.

Fonte Web

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