IRONMAN. Storia di un uomo di ferro

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Spiderman, Hulk, Wolverine… Bastano i loro nomi per evocare gli incredibili superpoteri grazie ai quali hanno cambiato il mondo. E Ironman? Quali poteri possiede? L’essere multimiliardario?! In effetti, oltre a questo, i poteri dell’industriale Tony Stark risiedono nella sua intelligenza divenuta la sua armatura, la sua ragione di vita.

Antony Stark, figlio del ricchissimo industriale Howard Stark, fin da piccolo si rivelò un genio di ingegneria informatica. Preso il comando dell’industria di famiglia, a causa della prematura morte del padre, il ventunenne Tony era solo interessato a guadagnare parecchio, a passare da una donna all’altra, a possedere automobili di lusso e a darsi all’alcool: che la sua industria producesse armi di distruzione di massa, per lui aveva scarsa importanza.

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Entusiasta nell’aiutare la causa militare del governo americano, si recò personalmente in Vietnam per testare le sue ultime creazioni utili a combattere la “Minaccia Rossa”. Da amante dell’avventura e sprezzante del pericolo imminente, per lui, affrontare un rischio costituiva l’elemento emozionale della vita, ma in quest’ultima occasione rimane vittima di un imprevisto: mentre innesca una mina antiuomo, alcune schegge metalliche trapassano il suo busto ferendolo gravemente al cuore.

Catturato in fin di vita dalla milizia vietnamita, viene ricattato dal loro leader a progettare e costruire armi per il loro di governo a costo dell’aver risparmiata la vita; promettendogli che i suoi dottori avrebbero poi rimosso le schegge prossime al suo cuore. Utilizzando l’astuzia per ingannare il malvagio ribelle, Stark e il suo brillante compagno di cella, il professor Ho Yiensen, esperto di cibernetica, costruiscono una sorta di corazza a transistor che funge anche da pacemaker per Tony tenendolo in vita.

Indossata la corazza, Stark riuscì a eliminare l’aguzzino, facendo esplodere il suo deposito d’armi, provocando però, anche la morte di Yiensen. Tornato in America, Tony Stark decise di continuare a indossare la corazza, che d’altra parte lo teneva in vita; ma qualcosa era cambiato e non solo nel suo aspetto: Tony era sì tornato alla sua vita “normale”, ma era cambiato qualcosa nella sua coscienza, c’era una nuova consapevolezza di sé stesso legata alla fugacità della sua vita, non poteva più sprecare il suo tempo in un banale egoismo nichilista.

Tony si buttò nella mischia senza prevedere la reazione del pubblico, che rimase più impressionato dalla sua pesante prima corazza grigia, piuttosto che dai malvagi sconfitti. Ben conoscendo il valore dell’opinione pubblica, reagì in fretta a questo smacco dando al suo Ironman il colore dell’oro e del fuoco, ben più adatti a ricreare l’appeal sui fan. Purtroppo risultava evidente il nesso tra le Stark Industries e Ironman, soprattutto dopo che queste non produssero più armi, e per evitare ripercussioni, si attribuì la paternità

della sola corazza, lasciando all’anonimato l’identità dell’uomo al suo interno. Ironman diede così inizio alla propria carriera: rimanendo al passo con le tecnologie più all’avanguardia, Stark iniziò a utilizzare il suo brillante cervello per rifinire e accessoriare l’armatura; questa era in grado di amplificare la forza di chi l’indossava, era dotata di raggi

propulsori nei guanti e stivali che gli permettevano di volare e venne dotata di una quantità ingegnosa di congegni.

Potremmo dire che Ironman divenne un eroe perché si divertiva a volare qua e là con un’armatura superaccessoriata, anche perché non sapremo mai la verità di quanto avvenne veramente (anche grazie all’orgoglio di Tony Stark), di come un cuore debole fece di lui una sorta di eroe maledetto, e cosa fondamentale, lo portò a comprendere che auto e denaro non sono poi così importanti.

Christian Imbriani
La scheda

 Illustrazione Christian Imbriani

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