Intervista alla vocal coach LOREDANA D’ANGHERA

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Dei talent non accetto il disfattismo esageratoche l’ambiente della musica fa sulle conseguenze negative che causerebbe ai partecipanti”

 

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Loredana D’Anghera è una vocal coah che si è presa “cura” di molte voci note del mondo della musica e che ha all’attivo molteplici progetti, tra cui la direzione artistica del Premio Lunezia.

E’ considerata una voce autorevole per quanto riguarda i Talent Show in quanto, per la sua professione, ha a che fare spesso proprio con giovani talenti.

Qual è stato l’episodio o il momento della tua vita che ti ha fatto innamorare della musica al punto da capire di volerne fare la tua professione? 

Il momento è di difficile razionalizzazione, direi che sono stata il classico esempio di bambina che cantava spesso per gli amici di scuola, poi intorno ai 14 anni ho comiciato a prendere lezioni di canto da un maestro classico e da lì non mi sono più fermata,ho continuato a approfondire e ho cambiato spesso generi musicali per sperimentare e capire.

Il tuo ruolo di vocologa ti permette di educare e rieducare cantanti in difficoltà; quanto è complicato il processo di “guarigione” di una voce?

Mi sono specializzata in Vocologia artistica, disciplina diretta dal Prof. Franco Fussi, un settore che si occupa in modo mirato della voce ed è un vero e proprio potenziamento per le esigenze professionali specifiche del cantante. Per la mia professione avere competenze adeguate e metterle a disposizione dei miei allievi è motivo di grande soddisfazione. La voce è meravigliosa, ma delicatissima e va trattata con accuratezza specie se la si vuole usare professionalmente, è stupefacente pensare che ognuno di noi possiede una unicità vocale che ci distingue.

Come cantante, grazie alla tua duttilità vocale, spazi da sempre tra numerosi stili e generi diversi. C’è un genere in particolare che senti ti appartenga più di altri o semplicemente ti diverte più cantare? 

Per me cantare significa confrontarsi su più fronti è da questo che per me nasce la vera gioia di fare musica, adoro avere in piedi progetti di diversa natura nello stesso momento, perchè questa è la mia personalità, i miei studi lirici di Conservatorio sono stati importanti per la mia crescita creativa,ma lo è stato anche l’impronta jazz,(forse il mio primo amore),che ho sempre portato nei miei concerti e che ha magicamente contaminato tutta la canzone d’ autore che nel tempo ho realizzato. 

Sei da 16 anni Direttore Artistico del Premio Lunezia Nuove Proposte; quanto è importante per un giovane artista partecipare a questi concorsi a livello di formazione e crescita?

La partecipazione ai Festival, al di là delle conseguenze che possono innescare, ha una doppia valenza, la prima è l’approccio con l’ambiente musicale nel senso più fisico: il clima del back-stage, il contatto diretto con tutte le figure impegnate nello spettacolo, la tensione del palcoscenico, l’after-show. La seconda è che di fatto ci si espone alla possibilità di incontri collaborativi, creativi, progettuali, più facilmente con altri artisti che con produttori, ma il fenomeno della sinergia tra “menti” della canzone è il risultato più frequente nelle conseguenze della partecipazione ad un Festival. 

Da talent scout e insegnante cosa trovi di positivo nei talent show televisivi, quali consigli daresti ad un tuo allievo che avesse la possibilità di parteciparvi?

Dei talent non accetto il disfattismo esagerato che l’ambiente della musica fa sulle conseguenze negative che causerebbe ai partecipanti. Credo che sia comunque un banco di prova, un’esperienza, che non pregiudica il futuro di chi ha vero talento. 

Questo mondo “elegge” di tanto in tanto artisti destinati a vivere di musica, o addirittura alla celebrità, un fenomeno che di certo deve sempre essere aiutato anche dalla fortuna, ma che non potrà mai essere “bruciato” da una partecipazione ad un talent, se di base ci sono talento, caparbietà e, aggiungerei, voglia di studiare. 

Il ruolo di critica musicale per Rai News 24 di Sanremo 2013 ti ha fatto cambiare l’idea che avevi del Festival rispetto  quella che avevi prima di questa esperienza? Se sì in che modo?

Avere fatto l’opinionista per Rai News mi ha lusingato, ma non ha spostato di un centimetro le mie opinioni sul Festival di Sanremo, che sono, e sono sempre state, di grande rispetto e considerazione per una rassegna che rappresenta la cultura italiana e che è la più determinante (per i giovani) per offrire eventuali opportunità di successo o di inserimento nel mondo musicale. 

DT

 

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